viernes, 6 de abril de 2007

Gayatri Mantra

GAYATRI MANTRA


OM
Bhur Bhuva Svaha Tat Savitur Varenyam
Bhargo Devasya Dhimahi Dhiyo yonah Prachodayat




IL GAYATRI MANTRA

Il Gayatri é una preghiera rivolta all' Intelligenza Universale. Il suo scopo é quello di accendere il potere del discernimento per permettere all'uomo di analizzarsi e di rendersi conto della sua natura divina. É conservata come reliquia nei Veda. In realtà le quattro "Mahavakyas", o concetti base racchiusi nei "Quattro Veda", sono impliciti in questo Gayatri Mantra. Agisce come un talismano protettore per coloro che la pronunciano con continuità. I più importanti Maestri hanno affermato che questa preghiera é adatta a qualsiasi credo, perché essa dal Glorioso Potere che pervade il Sole ed i Tre Mondi (Fisico-Eterico-Causale) invoca la crescita, il risveglio ed il rinvigorimento dell' Intelligenza. Il Gayatri Mantra é sinonimo del Divino, é lo stesso suono di Dio, esso permea tutto il Cosmo manifesto. É la Base, la Realtà che trascende l'Universo soggetto a conoscenza e a sperimentazione.Il termine "Gayatri" proviene da GAYAntam TRIyate iti, che significa: "Ciò che preserva, protegge o salva dalla corruttibilità, colui che lo recita". GAYA vuol dire Essere e insegna la Verità, il principio della vita. La Gayatri ha anche tre nomi: Gayatri, Savitri e Saraswati. Gayatri rappresenta i sensi, Savitri é l'energia vitale o prana, ed é il simbolo della verità. Saraswati é la dea del linguaggio e dell'insegnamento, il simbolo della chiarezza intellettuale. Questi tre aspetti sono presenti in ciascun uomo e simboleggiano la purezza di pensieri, parole ed azioni, che ogni aspirante deve raggiungere sul sentiero della realizzazione spirituale.

Quando si insegna a recitare infatti questo Mantra, la persona interessata viene denominata "Dvya", due volte nato. Chi lo recita si trasforma in un saggio.

Gli occidentali hanno studiato le vibrazioni prodotte dalla Gayatri ed hanno trovato che quando essa é recitata con esattezza, come é scritto nei Veda, la luminosità viene emessa in forma circolare.". La Gayatri é sinonimo di Verità. Le scritture dicono: "La Veritá é Dio, come la Saggezza é Dio. Esse sono entrambe presenti ovunque, trascendendo il concetto di spazio e di tempo".

Perciò quando cercate Dio e volete vederLo, dovreste guardare dentro di voi. Egli non é in un luogo lontano, ma nel vostro cuore.

La Gayatri é perciò Hridaya (cuore), l'abitante del cuore dove Daya significa compassione. Aprite dunque il vostro cuore, recitate il mantra quotidianamente e la vostra vita sarà un successo;come il tronco regge l'albero, così la Gayatri sostiene l'ordinamento umano e senza di Essa l'Albero della Vita sarebbe senza vitalità.

Affidatevi alla Gayatri per raccogliere la fulgida luce del Sole, in modo che essa possa inondare il proprio intelletto; la Gayatri é un tesoro che vi guida lungo il cammino della vita. Non dimenticatela mai! Potreste trascurare od ignorare le altre preghiere e gli altri mantra, ma ricordatevi di recitare la Gayatri almeno due volte al giorno. Essa vi proteggerà da qualsiasi male, dovunque voi siate:in macchina, in treno, in aereo o in strada. La Gayatri é Annapurna, la Madre, la Shakti (l' Energia) che anima ogni cosa.Quando viene recitata l'effulgenza di Dio scende su di voi ad illuminare i vostri intelletti ed a guidarvi sul sentiero. Perciò non trascuratela!".
Essa é anche un' invocazione che si rivolge alla Madre Divina.

O Madre Divina
il nostro cuore é coperto di tenebre
Ti preghiamo
allontana da noi questa oscurità
ed accendi la Luce dentro di noi.

Di solito la Gayatri si recita all'alba, a mezzogiorno ed al tramonto. Ma essendo Dio oltre la temporalità, possiamo recitare il Mantra in qualsiasi ora e ovunque. I Maestri ci esortano a recitarlo la sera prima di andare a dormire e la mattina quando ci svegliamo, ma anche mentre facciamo il bagno: così che, mentre l'acqua ci purifica il corpo, il Mantra purifica la nostra mente.

Testo:

Om Bhur Bhuvah swah;
Tat savitur varenyam
bhargo devasya dhimahi
dhiyo yo nah prachodayat. Om.


Significato:

Meditiamo sul Fulgore Supremo dei tre universi.Che Esso possa illuminare la nostra coscienza.

L'invocazione alla divina Gayatri attraverso la recitazione costante e devota del Mantra, porterà all'adepto salute,radiosità,coraggio,armonia, conferendogli inoltri i poteri riservati ai saggi e agli illuminati.: il potere di guarire e di trasmettere il dono spirituale ad altri.Disperde la paura ed elimina disturbi e malattie di pene conflitti e dolore.Ogniqualvolta il Gayatri viene cantato i demoni che dimorano all'interno dell'uomo vengono allontanati e dispersi.


TRADUZIONE LETTERALE

OM: IL SUPREMO
BUH: LA TERRA
BHUVAH: L'ATMOSFERA
SVAH: IL CIELO
TAT: COLUI
OM : IL SUPREMO
SAVITUR: IL SOLE(LA DIVINITA' CHE GENERA E ILLUMINA LA VITA)
VARENYAM: L'ASSOLUTO, IL MIGLIORE TRA I TANTI
BHARGO : QUELLA LUCE SUPREMA CHE DIMORA NEL SOLE E DISTRUGGE I SEMI DEL KARMA
DEVASYA: DELLA DIVINITA' CHE CAUSA LO SPLENDORE DELL'UNIVERSO
DHI MAHI: MEDITIAMO
DHIYO YO NAH: CHE IL NOSTRO INTELLETTO
PRACHO DAYAT: POSSA INCITARE



TRADUZIONE DAL SANSCRITO
In tutte e tre le dimensioni (terrestre, astrale e celeste), meditiamo sul più adorabile, desiderabile ed incantevole splendore fulgido di quel Sole Divino del nostro Dio Supremo che è il nostro creatore, ispiratore, colui che dà vita, rimuove il dolore e la sofferenza, ed è sorgente di Gioia eterna. Possiamo noi ricevere la sua Luce dorata, che ci ispiri ed illumini la nostra Comprensione, nutra il nostro intelletto, scacci l'oscurità e ci guidi nella giusta direzione attraverso il nostro viaggio che ci condurrà alla nostra sacra sede.




Per cogliere la rilevanza di questo testo sacro dobbiamo ricordare l'importanza di un mantra, specialmente nel periodo vedico, anche se il mantra è un fenomeno umano primordiale riscontrabile praticamente in tutte le tradizioni religiose. I mantra non sono formule magiche, neppure frasi puramente logiche; essi collegano, in modo molto particolare, gli aspetti oggettivi e soggettivi della realtà. Per illustrare questa funzione viene spesso usato questo esempio. Un re chiede al suo ministro, che è molto progredito nella vita spirituale e pratica il japa (la recitazione dei mantra), di insegnargli il suo mantra. Il ministro si rifiuta ma il re insiste. Il ministro dice a un paggio che si trova lì vicino di catturare il re, ma nonostante ripeta l'ingiunzione il paggio non si muove. Infine il re, irritato, dice al paggio di catturare il ministro e il ragazzo ubbidisce immediatamente. Il ministro scoppia a ridere e spiega al re: i nostri ordini erano gli stessi e anche colui che li riceveva; eppure in un caso il comando non fu eseguito e nell'altro sì. Nel caso di un mantra tutto dipende dall'autorità e dalla preparazione spirituale di chi lo pronuncia. La parola mantra denota ciò che è stato pensato o conosciuto o ciò che viene trasmesso in privato - o persino in segreto attraverso l'iniziazione (dìksa) - e che possiede il potere di liberare. È parola sacra, formula sacrificale, consiglio di grande efficacia. Il mantra non è né un mero suono né una semplice magia. Le parole non hanno solo un suono ma anche un significato che non è manifesto a tutti coloro che semplicemente odono il suono. Fede, comprensione e pronuncia fisica, così come la continuità fisica (il mantra deve essere trasmesso da un maestro), sono requisiti essenziali per un mantra autentico.



L’INIZIAZIONE

Una delle parole tradizionali per Tatto fondamentale della preghiera è la concentrazione, e noi dobbiamo capirla nel modo più preciso. L'uomo di preghiera, entro e attraverso la sua concentrazione spirituale, veramente concentra sempre più parti della realtà; egli condensa, per così dire, le particelle meno concentrate dell'universo che fluttuano intorno a lui così da ridurle alla loro essenza. Egli può farlo perché ha trovato il centro della realtà che gli permette veramente di concentrarsi, ossia di centrare i suoi mondi in un solo centro. Questo può essere fatto quando i tre centri, quello della realtà esterna, quello della realtà interna e quello dell'uomo stesso, coincidono. Il risultato è armonia e pace.

La Gàyatri accompagna l'uomo non solo nel suo corso quotidiano, ma anche nei momenti più solenni della sua vita. Costituisce una parte importante della cerimonia di iniziazione. D'ora innanzi, avendo ricevuto il mantra dal suo maestro, il giovane avrà il diritto di pronunciarlo e così di partecipare al mondo spirituale che lo unisce a tutti gli altri che lodano e adorano Dio attraverso le parole vive di questa preghiera cosmica. Molti sàstra hanno indicato come deve essere recitata la Gàyatri. Ogni giorno lo studente della sacra conoscenza dovrebbe alzarsi all'alba e recitare la Sàvitrì (come è spesso chiamata la Gàyatri) finché vede sorgere il sole e all'imbrunire, seduto, recitarla finché scorge le stelle. È certamente molto più dell'epifania della luce; è la luce stessa quando la recitazione è una vera preghiera, un'assimilazione e un'identificazione con ciò che si prega.


Tratto da: Raimon Panikkar – I Veda - Mantramanjari – Testi fondamentali della rivelazione Vedica BUR Edizioni






OM E GAYATRI MANTRA

Secondo la scienza del mantra vi sono quattro tipi di onde sonore: onde statiche, onde riverberanti, onde oscillanti ed onde trascendentali.

Il mantra “Om” produce tutte queste quattro onde: Om è la combinazione di tre suoni “A” “U” “M”.

“A” crea le onde statiche - “U” le onde riverberanti - “M” le onde oscillanti.

La quarta onda, essendo trascendentale et oltre i sensi dell’udito e della parola, viene creata meditando su “Om” nel centro del cuore.

“A” rappresenta lo stato di veglia o scienza sensoriale, “U” rappresenta il sonno subconscio e “M” rappresenta il sonno profondo o l’inconscio.

La quarta onda rappresenta la dimensione illimitata della conoscenza che è oltre la mente e i sensi. Quindi possiamo dire che “Om” ha quattro basi: il mondo sensoriale, il mondo mentale, il mondo materiale e lo stato ultimo. Secondo i “Veda”, Om è il primo e l’ultimo mantra. Esso non ha nome e forma et è considerato essere la forza creatrice della mente universale. Il concetto di mente universale è molto difficile per noi da comprendere. Nelle scritture viene chiamata Hyranyagarbha, ed è simboleggiata da un uovo.

Nel centro di questo uovo vi è il punto ultimo dal quale il suono scaturisce. “Nada” letteralmente significa suono, ma in questo caso si riferisce al punto ultimo di risonanza. Questo punto è un punto trascendentale dove “Om” si trova in forma immanifesta. Non vi è vibrazione, non vi è ritmo, non vi sono onde: tutto sembra essere completamente silenzioso e potenziale. Può essere immaginato come totale in natività. Ai poli opposti di questo uovo universale vi sono le forze conosciute con spazio e tempo. Lo spazio è la forza d’energia positiva et il tempo è la forza d’energia negativa.

Quando avviene l’unione, vi è un’esplosione di forza della quale risulta l’intera creazione universale. Quindi il mantra “Om” rappresenta la forza creatrice, il centro in cui il tempo e lo spazio si uniscono e dove l’infinito è spaccato in una moltitudine di infiniti.

“Om” è un mantra molto potente per lo scopo della trascendenza.

GAYATRI

“Om” è il primo mantra che è stato amplificato in modo dare forma a Gayatri: le ventiquattro sillabe che compongono il Gayatri Mantra sono:

Om Bhur Bhuvah Svah Tat Savitur - Varenyam Bargho Devasya Dhimahi - Dhiyo Yo Nah Prachodayat.

Dalle ventiquattro sillabe di Gayatri emanarono le scritture più antiche conosciute dall’uomo: i “Veda”. Gayatri è il simbolo della conoscenza spirituale nell’uomo. Questa conoscenza ha tre stadi: il momento in cui sorge, il momento in cui è pienamente manifesta e il momento in cui entra nella pace eterna. Il sole che sorge all’alba simboleggia la vita spirituale et il sole che tramonta la sera simboleggia l’intera materia della conoscenza. Quando non vi è sole, ne luce, questo rappresenta la notte buia dell’Anima secondo la Bibbia, o Shivaratri per gli Induisti, la notte buia di Shiva. Gayatri deve essere praticata all’alba. Dopo degli anni può essere ripetuto mentalmente, ma inizialmente deve essere ripetuto a voce alta. Essendo un mantra Vedico, la sua ripetizione controllata da alcuni accenti, non come ripetete altri mantra in sanscrito.

Per la pratica di Gayatri, l’unica restrizione è che si deve ricevere il mantra da un “Guru” (Maestro). La pratica di Gayatri è la via verso una disposizione spirituale. Esso ha un potente simultaneo effetto sul corpo, sulla mente, sui sensi e nella vita spirituale.

I “Veda” dicono che l’individuo deve trascendere la conoscenza materiale solo dopo averla sviluppata. Tutta l’evoluzione passa attraverso tre stadi diversi. Il più basso è Tamo Guma, l’inerzia è l’energa potenziale. Sopra questo vi è Rajo Guna, il dinamismo e la manifestazione, la luce. Questo è seguito da Sattwa Guna e l’equilibrio nella forza della creazione. Se l’individuo trascende prematuramente, la sua evoluzione ristagna. Quindi i “Veda” hanno un concetto molto chiaro. L’ego deve essere dissociato dal Tamo Guma. L’energia potenziale deve divenire dinamica e manifesta. Ai sensi et agli organi motori viene dato una completa libertà d’espressione. La mente può pensare senza fine. Quando questa espressione avviene, l’evoluzione al punto di Rajo Guna. La coscienza umana è nel buio totale, come a mezzanotte. Da quell’oscurità viene l’alba del giorno e la visione interiore, la percezione o la consapevolezza interiore iniziano. Questo è il concetto di Gayatri. Quindi gli Induisti insegnano questo mantra ai loro figli all’età di sette, otto o nove anni: non gli è permesso di praticarlo prima. Quando hanno soddisfatto tutti gli obblighi e tutti i desideri della vita, quando un certo disgusto viene nelle loro menti, lasciano Gayatri mantra et iniziano a praticare “Om”. Il mantra “Om” è per gli Yogi poiché è la scorciatoia per il compimento della trascendenza spirituale.



S. P.

Cosa è GVY?

COSA È GAYATRI VEDANTA YOGA?

È un gruppo di persone che si uniscono per amore, con l’obiettivo di santificarsi e santificare il mondo col canto della Gayatri Mantra.

Gayatri Vedanta Yoga è ormai in 40 paesi ed ha moltissimi aderenti. Il processo per prendere parte alla comunità Gayatri Vedanta Yoga è attraverso una iniziazione dall’Acarya (Maestro).

Il basamentodi Gayatri Vedanta Yoga è il canto della Gayatri Mantra e l’Agni Hotra, cioè un fuoco sacro che ha la capacità di purifficare il mondo, portando la pace e l’amore, l’amicizia tra i popoli e la compassione.

Il fondatore della comunità Gayatri Vedanta Yoga è Haripada Acarya.


I VEDA

Generalità

I Veda sono i più antichi documenti riguardanti lo Spirito umano, e probabilmente anche i più antichi testi riguardanti quella che è stata definita la Scienza Sacra.
La parola Veda significa "Conoscere" e letteralmente sta a indicare "ciò che è stato visto, dai Saggi" (Rsi), vengono infatti definiti Sruti, o il ritmo dell'infinito udito dall'anima. L'anima del poeta ode la verità rivelata in una condizione ispirata, quando la mente è innalzata al di sopra del ristretto piano della consapevolezza discorsiva.

Sono composti da quattro raccolte: RgVeda, YajurVeda, SamaVeda, AtharvaVeda.

La compilazione di questi testi viene fatta risalire quasi sicuramente intorno al xv sec a.C.

Ogni Veda a sua volta è suddiviso in tre sezioni; i Mantra, i Brahmana e gli Aranyaka, e le Upanisad.

I Mantra sono delle raccolte di Inni, chiamata anche Samhita, e sono l'opera di poeti.

I Brahmana raccolgono i precetti e i doveri di carattere religioso, e appartengono ai sacerdoti.

Le Upanisad rappresentano le meditazioni dei filosofi, e gli Aranyaka fungevano da anello di congiunzione tra i due.

Le offerte sono essenzialmente in causa di rituali Vedici, e si fanno con fuoco giacchè la persona spera di comunicare con i dei per ottenere i risultati. Per questo rituale è necessaria la presenza di un sacerdote che lo faccia.

Fra i più importanti dii a coloro è dedicato Il Veda sono Indra (guerra e forse creatore), Varuna (guardiano dell'ordine cosmico e della legge morale), Agni (fuoco, luce) e Soma (un liquido usato nel sacrificio).

Il Veda è conservato di modo tradizionale in determinate zone dell'India. Gli dii indù principali - Shiva e Vishnu - possono essere trovati fra i dii secondari dei Veda. L'analogia, centrale al rituale Vedico, fra le azioni su terra e sugli eventi nel cielo è sostituita nell’Induismo dall'obiettivo della liberazione dalle azioni su terra, da vita in se. I concetti di Karma e della trasmigrazione delle anime non sono trovati nel corpus di Vedic fino al Upanishads.


RIG VEDA

Si tratta presumibilmente del più antico documento filosofico della letteratura indo - europea.

Vengono cantati ed adorati parecchi dei. Essi corrispondono ai fenomeni naturali: per esempio, Agni (il fuoco), Dyaus (il cielo), Vayu (il vento o l'aria) e Surya (il sole).

I pensatori del Rig Veda ritengono che ogni fenomeno naturale sia da considerarsi divino e degno di adorazione.

Accanto agli dei di questo pantheon, si ammette l'esistenza degli spiriti dei boschi, delle fate (gandharva) e delle damigelle celesti (apsara).

Nel Rig- Veda si celebra l'ordine del mondo (Rita): tutto avviene in conformità a leggi basilari, che si ripetono costantemente. L'uomo si sforza di conoscerle, ma i suoi tentativi rimangono frustrati, ed egli s'incanta davanti al grande mistero della vita. "Da dove veniamo?", "Chi ha creato l'universo?": sono le prime questioni dei pensatori indiani. Alcune risposte vengono indicate nell'Inno alla creazione (Rig- Veda, 10, 129).

Si parla di un tempo in cui non esisteva nè l'essere, nè il non - essere. Non c'era ancora il vento, e nemmeno il cielo. Di vita e morte, notte e giorno, non si parlava ancora. Soltanto quell'Uno (tad Ekam) respirava, in virtù della propria forza intrinseca. In quell'istante il vuoto fu colmato, e l'Uno, grazie al suo "calore interno" (tapas), si autogenerò. L'Inno si conclude con la constatazione dell'impotenza cognitiva: l'enigma della vita non sarà mai decifrabile. Non si sa da dove la creazione derivi.

La Rigvedasamhita è sicuramente la prima raccolta e la più importante.

La concezione però fino ad oggi più adottata e' quella che già allora si erano fatta i successivi compilatori dei Brahmana e delle Upanisad, cioè che i Veda sono quegli Inni poetici a volte sublimi, a volte misteriosi ed oscuri, che i veggenti vedici si deliziavano a decantare, contemplando gli splendori della natura.

Il culto della natura, del sole, del cielo, delle stelle, ecc...e' la prima forma della religione vedica, segnando il passaggio dall'adorazione delle forze esteriori della natura alla religione spirituale delle Upanisad.


LE DIVINITÀ VEDICHE

Nel Rigveda compare per la prima volta il termine "Deva".

Il sole, la luna, il cielo sono deva, perché "donano luce all'intero creato", Deva e' colui che da all'uomo".

Il padre. la madre sono Deva, il sapiente che dona i suoi insegnamenti e' Deva.

Deva significa luminoso, quindi Deva e' anche Dio in quanto Dio e' Luce.
Varuna, il dio del cielo, il dio più etico dei veda.

Il suo nome deriva dalla radice var che significa coprire, circondare, legare, e corrisponde al greco Urano e all'Ahura Mazda dell'Avesta.

Mitra è il suo fedele compagno. Varuna e Mitra, considerati insieme esprimono il giorno e la notte.

Ma Varuna è soprattutto il custode della legge cosmica il "Rta".

Egli veglia sul mondo, punisce i malfattori e perdona gli errori di coloro che implorano la sua misericordia; il sole è il suo occhio, il cielo è la sua veste e la tempesta il suo respiro. I fiumi scorrono per suo ordine; il sole brilla, le stelle e la luna seguono il suo corso per timore di lui.

Egli è onnisciente, è il dio supremo che segue la legge eterna del mondo morale che egli stesso ha stabilito.

Il Rta che letteralmente significa "il corso delle cose" indica l'ordine cosmico, la legge in generale, e la giustizia, corrisponde agli universali di Platone.

Il Rta esiste prima della manifestazione di tutti i fenomeni.

Altre divinità vediche sono i Marut, i venti; Surya il sole con il suo doppione Savitr. Anche in lui è presente un elevato aspetto morale, allorchè viene implorato dal peccatore ravveduto che invoca il suo perdono.

Il bellissimo inno a Gayatri è indirizzato a Surya sotto forma di Savitr: " Meditiamo sull'adorabile splendore di Savitr; che egli possa illuminare le nostre menti."

Surya sotto forma di Visnu "sostiene tutti i mondi".

Visnu è il dio dei tre grandi passi. Egli percorre la terra, il cielo e i più alti mondi visibili ai mortali. Occupa una posizione subordinata nel Rg veda anche se in seguito acquisterà una grande importanza.

Aditi, l'illimitato, il libero, padre dei vari aditya, tra cui spiccano gli dei Varuna e Mitra.

"Aditi è il cielo, Aditi è la regione intermedia, Aditi è padre madre e figlio, Aditi è tutti gli dei e le cinque tribù, Aditi è tutto ciò che è nato, Aditi è tutto ciò che nascerà"-

Segua Agni secondo per importanza soltanto ad Indra, a cui vengono dedicati almeno 200 inni; Agni che come il sole ardente accende ogni cosa che sia infiammabile. E' il fulmine che viene dalle nuvole ed ha come vessillo il fumo.

Fumo che diventerà sacro in quanto anello di congiunzione tra la terra e il cielo.

Agni assume così il ruolo di mediatore tra gli uomini e gli dei.

E' Soma, il dio dell'ispirazione, simile all'Haoma dell'Avesta e al Dioniso greco, il dio dell'ebbrezza, del vino e dell'uva.

Gli inni dedicati a Soma venivano cantati mentre il succo veniva spremuto dalle piante: "Noi abbiamo bevuto il Soma, siamo diventati immortali, siamo entrati nella luce, abbiamo conosciuto gli dei". C'è poi Yama, il signore della morte, Parjanya, il dio ariano delle nuvole che forse divento in seguito in Indra.

Indra lo Zeus indiano; probabilmente il dio più popolare dei Veda.

Dirige il fulmine e sconfigge l'oscurità da la luce e la vita, vigore e freschezza.

Diventa col tempo lo spirito divino, il signore di tutto il mondo e di tutte le creature, colui che ode e sente tutto, il vittorioso dio delle battaglie degli ariani nelle lotte con il popolo indigeno.

I tempi cambiarono e gradatamente Indra prende il posto di Varuna nella posizione più elevata del pantheon vedico.

Varuna il maestoso, il sereno, il giusto, non risponde più ai tempi di azione di lotta e di conquista in cui vengono a trovarsi gli ariani.

Segue Rudra, il dio guerriero, che nel Rg veda non occupa un posto importante diventerà poi Siva il benefico, intorno al quale andrà sviluppandosi tutta una tradizione.

Gli innumerevoli dei furono considerati manifestazioni dello spirito universale e governarono sotto la sovranità del Supremo.

Il Signore delle creature, il Supremo, diventa Visvakarman o Prajapati, a volte descritto come il Dio dorato, Hiranyagarba, l'unico signore di tutto ciò che esiste.



YAJUR VEDA

La parola yajur deriva dalla radice yaj, che significa "adorare", dalla quale deriva la parola yajna (adorazione sacrificale). Oltre alla parte estrapolata dal Rig Veda, lo Yajur contiene una sezione in prosa specifica per lo svolgimento di differenti rituali.

Nel rito, e nella parola yajna, è implicito il concetto di ahimsa. Il Veda non ammette alcuna forma di violenza in nessun tipo di sacrificio. Purtroppo molte interpretazioni errate, in particolare quelle esposte in lingua inglese, e non solo da parte degli studiosi occidentali, hanno contribuito a creare numerosi errori che sono perdurati fino ad oggi destituendo i Veda dei loro valori di umanità, universalità e rispetto per ogni forma vivente, per ogni forma dell'universo.

Il verso di apertura dello Yajur Veda è di invocazione, di auspicio, di prosperità. Si invocano il cibo, il vigore, i soffi vitali ed esotericamente gli elementi e il corpo sottile. Le mucche rappresentano i pensieri o, più precisamente, le qualità positive dell'uomo e si auspica che non debbano essere uccise dalle forze del male.



SAMA VEDA

Sama significa "portare pace alla mente" o, in altre parole, far trovare alla mente la felicità della pace.

Nel Sama Veda, la Realtà Suprema è invocata, molte volte, con appellativi densi di significato, in particolare Agni e Indra.

Attraverso l'invocazione della Realtà Suprema, come Agni o Indra, nei toni del saman, fluisce lentamente una trance particolare, alla quale segue uno stato di tremore e poi un flusso indescrivibile di un fluido spirituale. In quello stato si dimenticano Agni ed Indra. Lo stato successivo, descritto nel nono libro del Rig, è l'invocazione di Soma, la linfa sacra dell'immortalità, che personifica la Verità, satya, la luce, jyoti, e l'immortalità, amrta.

Il primo verso del Sama Veda invoca prosperità e benedizioni.



ATHARVA VEDA

Atharva significa purohit, un celebrante. I suoi inni sono sia in versi sia in prosa.
I mantra dell'Atharva sono stati trasmessi dal rishi Atharvan.

Una sua particolarità è che fa riferimento a divinità non menzionate negli altri Veda e comprende anche mantra indirizzati a spiriti crudeli. Alcuni riti "magici" nascono da questo Veda.

Nell'Atharva Veda s'incontrano le teorie che svelano i sottili rapporti tra l'uomo e gli elementi. Gli inni sono pertinenti ai riti domestici e comprendono anche formule magiche dirette a vari scopi: contro i nemici, per aver figli, benessere ed altro.

Il primo inno riguarda la conoscenza. Vacaspati, il Signore della parola, indica la conoscenza che sorregge tutte le forme, e che dà i suoi poteri. Attraverso la conoscenza la mente è unita al Divino.