viernes, 6 de abril de 2007

Cosa è GVY?

COSA È GAYATRI VEDANTA YOGA?

È un gruppo di persone che si uniscono per amore, con l’obiettivo di santificarsi e santificare il mondo col canto della Gayatri Mantra.

Gayatri Vedanta Yoga è ormai in 40 paesi ed ha moltissimi aderenti. Il processo per prendere parte alla comunità Gayatri Vedanta Yoga è attraverso una iniziazione dall’Acarya (Maestro).

Il basamentodi Gayatri Vedanta Yoga è il canto della Gayatri Mantra e l’Agni Hotra, cioè un fuoco sacro che ha la capacità di purifficare il mondo, portando la pace e l’amore, l’amicizia tra i popoli e la compassione.

Il fondatore della comunità Gayatri Vedanta Yoga è Haripada Acarya.


I VEDA

Generalità

I Veda sono i più antichi documenti riguardanti lo Spirito umano, e probabilmente anche i più antichi testi riguardanti quella che è stata definita la Scienza Sacra.
La parola Veda significa "Conoscere" e letteralmente sta a indicare "ciò che è stato visto, dai Saggi" (Rsi), vengono infatti definiti Sruti, o il ritmo dell'infinito udito dall'anima. L'anima del poeta ode la verità rivelata in una condizione ispirata, quando la mente è innalzata al di sopra del ristretto piano della consapevolezza discorsiva.

Sono composti da quattro raccolte: RgVeda, YajurVeda, SamaVeda, AtharvaVeda.

La compilazione di questi testi viene fatta risalire quasi sicuramente intorno al xv sec a.C.

Ogni Veda a sua volta è suddiviso in tre sezioni; i Mantra, i Brahmana e gli Aranyaka, e le Upanisad.

I Mantra sono delle raccolte di Inni, chiamata anche Samhita, e sono l'opera di poeti.

I Brahmana raccolgono i precetti e i doveri di carattere religioso, e appartengono ai sacerdoti.

Le Upanisad rappresentano le meditazioni dei filosofi, e gli Aranyaka fungevano da anello di congiunzione tra i due.

Le offerte sono essenzialmente in causa di rituali Vedici, e si fanno con fuoco giacchè la persona spera di comunicare con i dei per ottenere i risultati. Per questo rituale è necessaria la presenza di un sacerdote che lo faccia.

Fra i più importanti dii a coloro è dedicato Il Veda sono Indra (guerra e forse creatore), Varuna (guardiano dell'ordine cosmico e della legge morale), Agni (fuoco, luce) e Soma (un liquido usato nel sacrificio).

Il Veda è conservato di modo tradizionale in determinate zone dell'India. Gli dii indù principali - Shiva e Vishnu - possono essere trovati fra i dii secondari dei Veda. L'analogia, centrale al rituale Vedico, fra le azioni su terra e sugli eventi nel cielo è sostituita nell’Induismo dall'obiettivo della liberazione dalle azioni su terra, da vita in se. I concetti di Karma e della trasmigrazione delle anime non sono trovati nel corpus di Vedic fino al Upanishads.


RIG VEDA

Si tratta presumibilmente del più antico documento filosofico della letteratura indo - europea.

Vengono cantati ed adorati parecchi dei. Essi corrispondono ai fenomeni naturali: per esempio, Agni (il fuoco), Dyaus (il cielo), Vayu (il vento o l'aria) e Surya (il sole).

I pensatori del Rig Veda ritengono che ogni fenomeno naturale sia da considerarsi divino e degno di adorazione.

Accanto agli dei di questo pantheon, si ammette l'esistenza degli spiriti dei boschi, delle fate (gandharva) e delle damigelle celesti (apsara).

Nel Rig- Veda si celebra l'ordine del mondo (Rita): tutto avviene in conformità a leggi basilari, che si ripetono costantemente. L'uomo si sforza di conoscerle, ma i suoi tentativi rimangono frustrati, ed egli s'incanta davanti al grande mistero della vita. "Da dove veniamo?", "Chi ha creato l'universo?": sono le prime questioni dei pensatori indiani. Alcune risposte vengono indicate nell'Inno alla creazione (Rig- Veda, 10, 129).

Si parla di un tempo in cui non esisteva nè l'essere, nè il non - essere. Non c'era ancora il vento, e nemmeno il cielo. Di vita e morte, notte e giorno, non si parlava ancora. Soltanto quell'Uno (tad Ekam) respirava, in virtù della propria forza intrinseca. In quell'istante il vuoto fu colmato, e l'Uno, grazie al suo "calore interno" (tapas), si autogenerò. L'Inno si conclude con la constatazione dell'impotenza cognitiva: l'enigma della vita non sarà mai decifrabile. Non si sa da dove la creazione derivi.

La Rigvedasamhita è sicuramente la prima raccolta e la più importante.

La concezione però fino ad oggi più adottata e' quella che già allora si erano fatta i successivi compilatori dei Brahmana e delle Upanisad, cioè che i Veda sono quegli Inni poetici a volte sublimi, a volte misteriosi ed oscuri, che i veggenti vedici si deliziavano a decantare, contemplando gli splendori della natura.

Il culto della natura, del sole, del cielo, delle stelle, ecc...e' la prima forma della religione vedica, segnando il passaggio dall'adorazione delle forze esteriori della natura alla religione spirituale delle Upanisad.


LE DIVINITÀ VEDICHE

Nel Rigveda compare per la prima volta il termine "Deva".

Il sole, la luna, il cielo sono deva, perché "donano luce all'intero creato", Deva e' colui che da all'uomo".

Il padre. la madre sono Deva, il sapiente che dona i suoi insegnamenti e' Deva.

Deva significa luminoso, quindi Deva e' anche Dio in quanto Dio e' Luce.
Varuna, il dio del cielo, il dio più etico dei veda.

Il suo nome deriva dalla radice var che significa coprire, circondare, legare, e corrisponde al greco Urano e all'Ahura Mazda dell'Avesta.

Mitra è il suo fedele compagno. Varuna e Mitra, considerati insieme esprimono il giorno e la notte.

Ma Varuna è soprattutto il custode della legge cosmica il "Rta".

Egli veglia sul mondo, punisce i malfattori e perdona gli errori di coloro che implorano la sua misericordia; il sole è il suo occhio, il cielo è la sua veste e la tempesta il suo respiro. I fiumi scorrono per suo ordine; il sole brilla, le stelle e la luna seguono il suo corso per timore di lui.

Egli è onnisciente, è il dio supremo che segue la legge eterna del mondo morale che egli stesso ha stabilito.

Il Rta che letteralmente significa "il corso delle cose" indica l'ordine cosmico, la legge in generale, e la giustizia, corrisponde agli universali di Platone.

Il Rta esiste prima della manifestazione di tutti i fenomeni.

Altre divinità vediche sono i Marut, i venti; Surya il sole con il suo doppione Savitr. Anche in lui è presente un elevato aspetto morale, allorchè viene implorato dal peccatore ravveduto che invoca il suo perdono.

Il bellissimo inno a Gayatri è indirizzato a Surya sotto forma di Savitr: " Meditiamo sull'adorabile splendore di Savitr; che egli possa illuminare le nostre menti."

Surya sotto forma di Visnu "sostiene tutti i mondi".

Visnu è il dio dei tre grandi passi. Egli percorre la terra, il cielo e i più alti mondi visibili ai mortali. Occupa una posizione subordinata nel Rg veda anche se in seguito acquisterà una grande importanza.

Aditi, l'illimitato, il libero, padre dei vari aditya, tra cui spiccano gli dei Varuna e Mitra.

"Aditi è il cielo, Aditi è la regione intermedia, Aditi è padre madre e figlio, Aditi è tutti gli dei e le cinque tribù, Aditi è tutto ciò che è nato, Aditi è tutto ciò che nascerà"-

Segua Agni secondo per importanza soltanto ad Indra, a cui vengono dedicati almeno 200 inni; Agni che come il sole ardente accende ogni cosa che sia infiammabile. E' il fulmine che viene dalle nuvole ed ha come vessillo il fumo.

Fumo che diventerà sacro in quanto anello di congiunzione tra la terra e il cielo.

Agni assume così il ruolo di mediatore tra gli uomini e gli dei.

E' Soma, il dio dell'ispirazione, simile all'Haoma dell'Avesta e al Dioniso greco, il dio dell'ebbrezza, del vino e dell'uva.

Gli inni dedicati a Soma venivano cantati mentre il succo veniva spremuto dalle piante: "Noi abbiamo bevuto il Soma, siamo diventati immortali, siamo entrati nella luce, abbiamo conosciuto gli dei". C'è poi Yama, il signore della morte, Parjanya, il dio ariano delle nuvole che forse divento in seguito in Indra.

Indra lo Zeus indiano; probabilmente il dio più popolare dei Veda.

Dirige il fulmine e sconfigge l'oscurità da la luce e la vita, vigore e freschezza.

Diventa col tempo lo spirito divino, il signore di tutto il mondo e di tutte le creature, colui che ode e sente tutto, il vittorioso dio delle battaglie degli ariani nelle lotte con il popolo indigeno.

I tempi cambiarono e gradatamente Indra prende il posto di Varuna nella posizione più elevata del pantheon vedico.

Varuna il maestoso, il sereno, il giusto, non risponde più ai tempi di azione di lotta e di conquista in cui vengono a trovarsi gli ariani.

Segue Rudra, il dio guerriero, che nel Rg veda non occupa un posto importante diventerà poi Siva il benefico, intorno al quale andrà sviluppandosi tutta una tradizione.

Gli innumerevoli dei furono considerati manifestazioni dello spirito universale e governarono sotto la sovranità del Supremo.

Il Signore delle creature, il Supremo, diventa Visvakarman o Prajapati, a volte descritto come il Dio dorato, Hiranyagarba, l'unico signore di tutto ciò che esiste.



YAJUR VEDA

La parola yajur deriva dalla radice yaj, che significa "adorare", dalla quale deriva la parola yajna (adorazione sacrificale). Oltre alla parte estrapolata dal Rig Veda, lo Yajur contiene una sezione in prosa specifica per lo svolgimento di differenti rituali.

Nel rito, e nella parola yajna, è implicito il concetto di ahimsa. Il Veda non ammette alcuna forma di violenza in nessun tipo di sacrificio. Purtroppo molte interpretazioni errate, in particolare quelle esposte in lingua inglese, e non solo da parte degli studiosi occidentali, hanno contribuito a creare numerosi errori che sono perdurati fino ad oggi destituendo i Veda dei loro valori di umanità, universalità e rispetto per ogni forma vivente, per ogni forma dell'universo.

Il verso di apertura dello Yajur Veda è di invocazione, di auspicio, di prosperità. Si invocano il cibo, il vigore, i soffi vitali ed esotericamente gli elementi e il corpo sottile. Le mucche rappresentano i pensieri o, più precisamente, le qualità positive dell'uomo e si auspica che non debbano essere uccise dalle forze del male.



SAMA VEDA

Sama significa "portare pace alla mente" o, in altre parole, far trovare alla mente la felicità della pace.

Nel Sama Veda, la Realtà Suprema è invocata, molte volte, con appellativi densi di significato, in particolare Agni e Indra.

Attraverso l'invocazione della Realtà Suprema, come Agni o Indra, nei toni del saman, fluisce lentamente una trance particolare, alla quale segue uno stato di tremore e poi un flusso indescrivibile di un fluido spirituale. In quello stato si dimenticano Agni ed Indra. Lo stato successivo, descritto nel nono libro del Rig, è l'invocazione di Soma, la linfa sacra dell'immortalità, che personifica la Verità, satya, la luce, jyoti, e l'immortalità, amrta.

Il primo verso del Sama Veda invoca prosperità e benedizioni.



ATHARVA VEDA

Atharva significa purohit, un celebrante. I suoi inni sono sia in versi sia in prosa.
I mantra dell'Atharva sono stati trasmessi dal rishi Atharvan.

Una sua particolarità è che fa riferimento a divinità non menzionate negli altri Veda e comprende anche mantra indirizzati a spiriti crudeli. Alcuni riti "magici" nascono da questo Veda.

Nell'Atharva Veda s'incontrano le teorie che svelano i sottili rapporti tra l'uomo e gli elementi. Gli inni sono pertinenti ai riti domestici e comprendono anche formule magiche dirette a vari scopi: contro i nemici, per aver figli, benessere ed altro.

Il primo inno riguarda la conoscenza. Vacaspati, il Signore della parola, indica la conoscenza che sorregge tutte le forme, e che dà i suoi poteri. Attraverso la conoscenza la mente è unita al Divino.

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